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Sono uno scultore nero (2021)

Titolo originale Nelson Carrilho. Ik ben een zwarte beeldhouwer
Titolo italiano Nelson Carrilho. Sono uno scultore nero
Durata 52 minuti
Genere Documentario/Biografia
Anno 2021
Ambientazione Paesi Bassi, Curaçao, Italia
Produttore Talent United BV
Sceneggiatura Robin van Erven Dorens
Regia Robin van Erven Dorens
Emittente Avrotros (NL)
Direzione regionale Chiara Scolastica Mosciatti
Produzione italiana Chiara Scolastica Mosciatti
Traduzione e sottotitoli Elena Camodeca
Il documentario “Sono uno scultore nero” è una ricerca cinematografica nell’immaginario di Nelson Carrilho, artista nato in Curaçao e residente ad Amsterdam. Formatosi nella tradizione della scultura classica europea, dopo aver concluso gli studi in accademia Carrilho esplora in profondità l’artigianato etnico africano, e una volta riconnesse in sé le due estetiche, spinge la creazione dell’immagine oltre i limiti di una rappresentazione esausta, dando forma a sculture in bronzo attraverso le quali esplora gli esiti della discendenza nera e dell’eredità diasporica.

Robin van Erven Dorens, regista e amico di Carrilho, ripercorre gli itinerari che tracciano la vita dello scultore nero, così come secoli di storia moderna e contemporanea. Nei quartieri di Willemstadt, tra i modelli di cera dello studio di Amsterdam e in esplorazione della Calabria, terra scelta per le sue nuove imprese artistiche, la narrazione è condotta sia da Carrilho che dalle persone che incrociano il suo cammino. Dalle battute del vicino di casa, di un collezionista, dell’ex moglie, di una modella o di un passante, si delinea la vita leggera e allo stesso tempo contemplativa, semplice e incoerente, gioiosa e ferita di uno scultore nero. Sui calanchi ionici o tra i tubi della raffineria di Korsou, allestendo una mostra nella Nieuwe Kerk di Amsterdam o immaginando nuove installazione per una spiaggia calabrese, da secoli punto di arrivo di naviganti e sognatori, si srotolano corsi e ricorsi di un’umanità che cerca, cancella, canta e crea, partorisce simboli, inganna per sopravvivere e danza per ricordare.

Tramite il ritratto personale, intriso di gospel, jazz e musica africana, il film affronta le contraddizioni che definiscono la personalità di Carrilho e che lo rendono un artista così affascinante. La discriminazione che ha vissuto in gioventù, la violenza razzista, la crescente disuguaglianza sociale nel mondo, il trattamento disumano dei rifugiati; temi che portano l’artista a pensare poesia, grembo di ogni nuova ispirazione.