Dal 13 Dicembre 2023 al 16 Marzo 2024
Il doppio Sè è una retrospettiva sui dipinti di Chiara Scolastica Mosciatti, realizzati individualmente e collettivamente tra il 2016 e il 2023 ad Atene, Amsterdam, Camerino, Riace e Camini. Il titolo della mostra è prestato dall’omonimo quadro del 2017, “The Double Self”, esito di una residenza di indagine artistica e lavoro volontario presso il City Plaza Hotel – nell’Europa di quegli anni il più grande e importante esperimento di utopia urbana, basato su solidarietà civile e autodeterminazione abitativa, e cogestito da cittadini europei e rifugiati di Asia occidentale e meridionale.
Al ritorno ad Amsterdam l’esperienza ateniese si cristallizza nel dipinto “The Double Self”, un autoritratto bifronte cromaticamente piatto ed altamente contrastato, che nelle forme acute del lato femminile raffigura una frantumazione psichica e fisica placidamente contenuta, mentre nella continuitá del lato maschile scorre un vigore stabile e morbido, seppur piuttosto circospetto e opaco.
Nei quadri scelti per la mostra “Il doppio Sè” la polarità ineluttabile e insuperabile del dipinto omonimo si ripropone costantemente in dicotomie e direzioni sempre oppositive, intorno alle quali però nascono paesaggi notturni o sommersi, in cui sempre è presente l’elemento dell’acqua, che a seconda delle sue profondità restituisce colori diversi, inattesi, spesso alieni. L’acqua è evidente non tanto e non necessariamente nelle modalità di stesura del colore, ma più nella gravità alterata degli elementi. Oggetti e persone, paesaggi e animali scivolano, si inabissano, galleggiano, riflettono e se si avvicinano l’immagine si spezza come in una rifrazione. Dipinto dopo dipinto, anno dopo anno, la polarità non è piú soltanto condizione acquisita e accolta, ma è a tutti gli effetti uno stato di copresenza psichica che rende possibile il rispecchiamento, il dialogo e la controversia, il fluire, l’arresto, la deviazione e la circolarità, la danza tra gli estremi, la loro inconciliabile distanza o totale coincidenza, la moltiplicazione dei cardini compositivi, la sovrapposizione delle campiture e la conseguente imprevedibilità dell’immagine finale, che tuttavia segno dopo segno, forma dopo forma, velatura dopo velatura diventa sempre più astratta e riconoscibile.